25 giugno 2004

(post-acoustic)

In un pomeriggio passato per metà a cercare parole divertenti sul motore di ricerca della Sala Borsa piuttosto che prepararsi su un libro di che fastastica scienza la sociologia, ero capitata anche, ad esaurimento vocabolario di fantasia, ad istruirmi -finalmente- su quello che la gente intorno a me continua a intendere per post-moderno. Mi ha fatto molto ridere, ma come tutto del resto (ma forse un po' di più). La mia amica G. (fu) mi fa pazientemente presente che è un po'come spiegare il medioevo a Giovanni Senza Terra.
Non che faccia poi una piega, e mi ci è voluto anche l'espediente dell'architettura che altrimenti non avrei nemmeno colto con tale precisione la folle idea di fondo.
Chi è post-moderno non ha per niente voglia di esserlo, ecco. Come Philip Johnson, dice lui, o come me per esempio. Ma detto questo, in ovvietà, mi sento pronta a battere il libro di che fantastica scienza è la sociologia.
E' che per quanto siano ironicamente reali le chiaccherate di Rèmy e i suoi amici canadesi sugli -ismi collezionati in gioventù, Denis non è abbastanza lesto, che sono parole superate non appena le si pronuncia.
E il mio amico Jean mi dice: "Ma sai cosa, secondo me il nuovo movimento acustico non è mai esistito, anzi, è nato già superato. Ma è così con un po' tutte le cose..". E' che mi sorprendo ancora quando qualcuno mi fa notare che la maggior parte della folla planetaria non ha consapevolezza della gran perdita di tempo che sono le classificazioni. Fra gli esperimenti falliti di linguaggio universale preferisco l'esperanto.

22 giugno 2004

(w vs. k)

Ora vivo in un magazzino, quando esco lascio le tre finestre spalancate e quando torno tutti i muri sono coperti di smog. I cd dentro agli scatoloni sono tutti i grigi e ne tiro fuori uno al giorno, diciamo, tanto per essere coerente con le ore dilatate di questi giorni, per questo servono poche cose. Quelli che tiro fuori non mi entusiasmano, o almeno non è per quello che li scelgo, hanno solo il ritmo e i suoni giusti per tenermi in piedi. Ultravisitor ha il suo posto ormai da mesi, in squadra con Sheath che più di tutti risente del catrame. All'opposizione la new entry in camera mia Karaoke Kalk che si afferma senza prepotenza porta in campo März e Hauschka, invincibili soprattutto la mattina, quando il traffico si fa intenso.

14 giugno 2004

(dannazione dov'è il telecomando)

Capita di certe serate che capitano dopo una giornata in cui si è assunto troppo caffè, oltre che in forma tradizionale anche in quelle alternative. Liberazione dall'inferno di lavoro, acquisto di un ibook bianco come il sole sui muri d'estate. Corsa inverosimile ai seggi e si sa che l'attività fisica di tanto in tanto mantiene svegli, stupore per le dimensioni ridotte della mia scuola elementare, sempre più ridotte e sempre più stupefacenti. Tanto quanto chi si dà da fare che all'ultimo momento mi fa notare la differenza fra giallo e marrone poi di corsa alla mia casa originaria che mi ha già annoiato, ma è solo perchè al momento ne ho quattro e chi ha troppo poi si annoia del troppo, soffre d'insonnia come soffre solo chi se lo può permettere ma non anticipiamo nulla che ci arrivo subito. L'arte della suspance è riassunta nel cinema secondo Hitchcock ma spesso, per addormentarmi trovo conciliante riesaminare, bevendo qualcosa di caldo, un aggiornamento che ribalta un po' le cose dopo aver pescato in quello o in quell'altro lago.
Ribaltare poi, scombinare. Non che mi piaccia particolarmente come campo semantico, come potrebbe sembrare, ma se il tempo ossia la vita, su marte o sulla terra che sia, è movimento ossia terremoti (se c'è o non c'è la vita insomma uno di questi giorni potrebbe anche venir fuori), ossia catastrofi che frantumano, guerre mondiali che ridimensionano i profili delle capitali, esplosioni di centrali nucleari che vanno avanti per tanto tanto tempo ma sto ancora andando troppo avanti.

Dicevo: che per andare avanti bisogna ribaltare le cose a scadenze piuttosto circa regolari, un lavoro di certo che non vuol fare nessuno, un po' come il minatore o la casalinga e la gloria più o meno è la stessa. Pensieri liberi con le palpebre che si chiudono una volta ogni minuto davanti alla striscia rossa, ingannevole sì e no, degli exit poll. E' arrivata l'ora di Funny Games. Spesso e volentieri mi chiedo il perchè di quelle centinaia di cassette registrate nel tempo, sarà perchè, azzardo, in momenti come questi può venire voglia di vedere Funny Games prima di andare a letto e affrontare l'alba e l'esame il test a crocette di informatica. Altrimenti come si fa?
John Zorn non molto spesso lo ascolto in contesti diversi da questo. Haneke mette tranquillità e quieta il bisogno di cataclismi in periodo elettorale. Procura il conforto a chi non è poi tanto sicuro se sia lecito o meno combattere la noia esistenziale prendendo strade del tutto nuove, se non altro perchè così non si conoscono, almeno, a memoria le conseguenze. Sapere a memoria poi, sappiamo tutti che serve a poco, stanno anche antipatici quelli che studiano a memoria e prendono sempre dei bei voti, ma continuiamo a sforare così. Appunto, continuiamo a sforare.

10 giugno 2004

(ultim'ora)

Di solito lascio l'aggiornamento e le news a chi è nel settore, ma in ogni caso che stasera alle 21:00 radiotre trasmetta in diretta il concerto della London Sinfonietta con la Warp è assolutamente da segnalare, almeno per chi come me non potrà presenziare al Parco della Musica di Roma. Buon ascolto
(film fast, die young)


Certo che mi dispiace, continuo a dire. Mi dispiace per nostalgia, posso di certo capire il baccano, ma che Nino mi stava simpatico mi piaceva più dirlo prima e stanco chiunque me ne dia l'occasione dicendo il solito esagerati esagerati esagerati; sono poi attori che per definizione non ci fanno mancare aggiornamenti sul decadimento giornaliero, di cui conosciamo ogni ruga attorno agli occhi e ogni ripiego sempre peggiore negli spot in tv, che poi si diventa cose come comparse negli sceneggiati o presidenti degli United States. Il preavviso è assicurato, fin da metà della loro vita le mani sono avanti in modo da cadere, se capita, in maniera decente. Sto cercando di giustificare, davvero, che stanotte, scattato nel mio orologio scombinato il 10 giugno comincio la giornata guardando La terza generazione e di seguito Fox and his friends cercando di ricordare l'improvvisa uscita di scena del loro regista 22, oggi, anni fa. Andatosene con i sonniferi e la cocaina a 37 anni Rainer Werner, io non c'ero ancora, ma ancora lo posso capire, che il mondo si è spaccato in due vista l'attesa non della dipartita ma della realizzazione dei progetti. I progetti, posso capire, sembravano sempre troppi ma chi attendeva era ormai viziato, inevitabilmente da qualcuno che con la sua morte che sembra precoce lascia, piuttosto, 40 film con la sua firma sopra: il primo è questo scritto qua di fianco Das kleine chaos

09 giugno 2004

(i must have seen too much skin)

Leggere al lavoro non si può, bisogna farlo di nascosto. Leggere al lavoro nuoce alla cornea come se non bastasse, a nuocere, il brusco cambiamento di contesto. Intanto che si cerca in qualche modo di finire "Il pensiero del fuori" cercano un argomento di discussione e chiedono preoccupati il motivo del colore naturale della tua pelle. Sullo sfondo missili rivestiti di plastica bianca all'esterno, e di lampade viola all'interno, ospitano paganti in costume da bagno nero che si fanno bruciare i primi quattro strati dell'epidermide. "I giorni di Perky Pat" è frammentato, disturbato dai quattro remix in sottofondo alle quattro discipline aerobiche e dalle opinioni impegnate sui film apocalittici. Ma io chiedo a loro perchè: perchè?
Prova di resistenza. Esiste un solo individuo ripetuto tante volte in modo che faccia volume per migliaia di ingressi al giorno e lo faccia per nove giorni. Davanti a me passa milioni di volte per nove giorni senza differenze di età e di sesso in modo da disorientarmi, farmi precipitare nella disperazione tanto che ad un certo punto sentirò un sollievo addirittura a sentire Hotel Yorba in lontananza dal campo di minibasket.
Quando vedo che gli annoiati di fronte si danno da fare per non nascondere l'accidia, ossia bagnano con il gatorade l'erba sintetica dello stand di una nota marca di telefoni cellulari, penso non sia una cattiva idea passeggiare sul carico di sabbia che copre l'asfalto di una nota marca di the freddo canticchiando Klevlar Soul, ma ancora una volta non si può, mi accorgo che l'influenza primaverile fa la sua parte privandomi anche della voce. Non si può leggere P.K.Dick, niente fantaprogresso in concomitanza con la promozione degli ultimi ritrovati tecnologici in fatto di passeggiate da fermi, velocità regolabile e panorama sintetico.

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