09 giugno 2004

(i must have seen too much skin)

Leggere al lavoro non si può, bisogna farlo di nascosto. Leggere al lavoro nuoce alla cornea come se non bastasse, a nuocere, il brusco cambiamento di contesto. Intanto che si cerca in qualche modo di finire "Il pensiero del fuori" cercano un argomento di discussione e chiedono preoccupati il motivo del colore naturale della tua pelle. Sullo sfondo missili rivestiti di plastica bianca all'esterno, e di lampade viola all'interno, ospitano paganti in costume da bagno nero che si fanno bruciare i primi quattro strati dell'epidermide. "I giorni di Perky Pat" è frammentato, disturbato dai quattro remix in sottofondo alle quattro discipline aerobiche e dalle opinioni impegnate sui film apocalittici. Ma io chiedo a loro perchè: perchè?
Prova di resistenza. Esiste un solo individuo ripetuto tante volte in modo che faccia volume per migliaia di ingressi al giorno e lo faccia per nove giorni. Davanti a me passa milioni di volte per nove giorni senza differenze di età e di sesso in modo da disorientarmi, farmi precipitare nella disperazione tanto che ad un certo punto sentirò un sollievo addirittura a sentire Hotel Yorba in lontananza dal campo di minibasket.
Quando vedo che gli annoiati di fronte si danno da fare per non nascondere l'accidia, ossia bagnano con il gatorade l'erba sintetica dello stand di una nota marca di telefoni cellulari, penso non sia una cattiva idea passeggiare sul carico di sabbia che copre l'asfalto di una nota marca di the freddo canticchiando Klevlar Soul, ma ancora una volta non si può, mi accorgo che l'influenza primaverile fa la sua parte privandomi anche della voce. Non si può leggere P.K.Dick, niente fantaprogresso in concomitanza con la promozione degli ultimi ritrovati tecnologici in fatto di passeggiate da fermi, velocità regolabile e panorama sintetico.

Powered by Blogger