(un guaio)
Fare il cinema vuol dire quasi nient'altro che che mettere le proprie frasi in bocche meno ridicole della tua, mi risuona in testa nei giorni un po' peggiori. Siccome Der Stand der Dinge ormai non riesce piu' a fingersi nuovo nemmeno in sala, mi viene, per stanchezza, di vedere i personaggi come manichini e, assieme, scorro mentalmente i dialoghi e la loro minuziosa e la loro concisa descrizione scritti a macchina. Allora quelle righe sentenziose si sbucciano un po' fino ad assomigliare troppo alle autocitazioni del regista Fritz, delle quali le comparse altrettanto ubriache ridono, pur dandogli ragione.
Mi viene in mente quello che pensavo a guardare Land of plenty. Assieme a siamo alla frutta, pensavo a Samuel Fuller in Der Stand der Dinge. Samuel Fuller in Der Stand der Dinge che dice la vita e' a colori ma il bianco e nero e' piu' realistico non ha fatto fatica a sovrastare la missionaria precoce che salta sui grattacieli con l'i-pod nei jeans.
La tesi di Fuller era molto piu' convincente, e sembra difficile smentire anche la sua evoluzione piu' diretta (la vita e' in digitale, ma la pellicola e' piu' realistica), pero' Wim Wenders ha voluto provarci lo stesso. E' quasi certo ormai, che le cose stanno cosi'; quando si pretende di utilizzare il digitale per rendere il vero succede sempre un grosso guaio. Che si guardi lo schermo che si sposti lo sguardo attorno e di lato, non si riesce comunque a vedere a un palmo dal naso. In questo modo la beffa diventa esplicita, e il pubblico che dopo un secolo e' geneticamente dotato di una lente per decifrare la realta' sfasata si ritrova costretto a lasciar perdere ogni strumento di astrazione per rilassarsi come fa davanti al tg delle 12.
Dietro di me sento i singhiozzi con le ultime scene di Land of plenty, che sembrano dire e' proprio cosi', tutto quello che si puo' pretendere da un film che vuole essere all'altezza dei suoi rivali documentari, ormai altrettanto distribuiti.
Non so, non e' la Germania, ne' il Portogallo, ma almeno non e' New York; ogni tanto sullo sfondo si vede il Million Dollar Hotel.
Fare il cinema vuol dire quasi nient'altro che che mettere le proprie frasi in bocche meno ridicole della tua, mi risuona in testa nei giorni un po' peggiori. Siccome Der Stand der Dinge ormai non riesce piu' a fingersi nuovo nemmeno in sala, mi viene, per stanchezza, di vedere i personaggi come manichini e, assieme, scorro mentalmente i dialoghi e la loro minuziosa e la loro concisa descrizione scritti a macchina. Allora quelle righe sentenziose si sbucciano un po' fino ad assomigliare troppo alle autocitazioni del regista Fritz, delle quali le comparse altrettanto ubriache ridono, pur dandogli ragione.
Mi viene in mente quello che pensavo a guardare Land of plenty. Assieme a siamo alla frutta, pensavo a Samuel Fuller in Der Stand der Dinge. Samuel Fuller in Der Stand der Dinge che dice la vita e' a colori ma il bianco e nero e' piu' realistico non ha fatto fatica a sovrastare la missionaria precoce che salta sui grattacieli con l'i-pod nei jeans.
La tesi di Fuller era molto piu' convincente, e sembra difficile smentire anche la sua evoluzione piu' diretta (la vita e' in digitale, ma la pellicola e' piu' realistica), pero' Wim Wenders ha voluto provarci lo stesso. E' quasi certo ormai, che le cose stanno cosi'; quando si pretende di utilizzare il digitale per rendere il vero succede sempre un grosso guaio. Che si guardi lo schermo che si sposti lo sguardo attorno e di lato, non si riesce comunque a vedere a un palmo dal naso. In questo modo la beffa diventa esplicita, e il pubblico che dopo un secolo e' geneticamente dotato di una lente per decifrare la realta' sfasata si ritrova costretto a lasciar perdere ogni strumento di astrazione per rilassarsi come fa davanti al tg delle 12.
Dietro di me sento i singhiozzi con le ultime scene di Land of plenty, che sembrano dire e' proprio cosi', tutto quello che si puo' pretendere da un film che vuole essere all'altezza dei suoi rivali documentari, ormai altrettanto distribuiti.
Non so, non e' la Germania, ne' il Portogallo, ma almeno non e' New York; ogni tanto sullo sfondo si vede il Million Dollar Hotel.