01 settembre 2004

(pero' e' vero anche il contrario, come qualunque altra cosa al mondo)

Che cosa puo' davvero spingerci a cercare nei sotterranei della biblioteca l'unico libro ungherese disponibile in traduzione? Non lo so davvero. Probabilmente, in certi casi, qualcuno si prende la briga di avere pena per quelli che girano per gli scaffali come se avessero lasciato una banconota da venti in un volume restituito, ma che di sicuro non si ricordano quale. Qualcuno, o qualcosa insomma, che senza sforzi li faccia andare a colpo sicuro; ma ormai indagare anche su questo e' diventato fuori moda, basta.
Volevo dire, che cosa stessi cercando prima di trovare Kornel Esti non me lo ricordo davvero, di sicuro non un altro romanzo sul doppio.
La personificazione della guerra fra i poli opposti di una personalita', i quali poli sono particolarmente opposti e' un sentiero talmente battutto in letteratura che non si e' fatto scrupoli nel presentarsi, nell'ultimo mese, in quattro mie letture quasi consecutive. Non l'ho fatto apposta, e questa volta ne giravo di proposito alla larga.
Ma e' successo ancora. Le mirabolanti avventure di Kornel presenta se' stesso come un romanzo scritto a quattro mani, due delle quali efficaci ed ermetiche, due invece inguaribilmente romantiche; tutte e quattro nate allo stesso giorno ed, incredibilmente, alla stessa ora. Il patto prevede 5 similitudini su 10 e 50 aggettivi su 100, in modo da mantenere una paradossale coerenza esteriore ed un ritmo che mi piace piu'di quanto mi aspettassi. In proporzione con la mole leggera, i capitoli cominciano ad essere confortevoli gia' dall'inizio rendendo possibile il sempre preferibile consumo senza interruzioni. Non si puo' parlare di se' stessi che parlando di qualcun'altro. Kornel Esti piu' che un altro nome da pretesto, e' piu' il nome della parte trascurata di Kosztolanyi che si accorge, a meta' esistenza, di avere pure lei una certa dignita' e di conseguenza qualcosa di interessante da raccontare. Segregato dalla societa' fin da piccolo, perche' cinico e cattivo, Kornel racconta dei suoi vagabondaggi in posti che, giura, esistono davvero. Ogni avventura (e cosi' davvero si puo' chiamare il primo giorno di scuola elementare, o la conversazione con il controllore sul treno) ha l'incredibile pregio di costringerci a rivedere ogni volta il nostro sistema di verita' e giudizi standard; guai a pensare che possedere denaro sia una buona cosa (in tutte le lingue esiste almeno un'espressione che indica i problemi derivanti dalla mancanza di denaro, ma solo in francese ne esiste una per indicare quelli derivanti dal suo possesso) e, ancora peggio, dare per scontato che la sincerita' sia controproduttiva per i commercianti (a "citta' onesta" sul cartello di un mendicante c'e' scritto Non sono cieco. Porto occhiali scuri solo d'estate per non ingannare le persone caritatevoli, e tutto chissa' perche' funziona alla perfezione).
Jozsef Pacskovszky ne ha fatto un film che, senza misteri, non e' uscito in italia, ma che mi offre un'immagine esplicativa.



A proposito di farne film, mentre scrivevo questo ignoravo del tutto che Richard Linklater stesse cercando di dirigere, nell'adattamento di A Scanner Darkly un cast d'eccezione. Wynona Rider senza lode ma senza infamia nella parte di Donna, Robert Downey con gli occhiali verdi per far capire che e' Barris. Woody Harrelson non mi sembra credibile nella parte di Luckman, ma vicino a Keanu Reeves (Keanu Reeves!?!) che fa Bob Arctor, direi che va piu' che bene. E' cosi' che va il mondo.

1 Commenti:

Anonymous Anonimo dice...

perĂ² io a linklater un po' di fiducia gliela do', tanto che questo film un po', silenziosamente senza farmi troppo sentire, lo sto aspettando, si. soprattutto dopo aver visto Before Sunset, suo ultimo, che sconvolge pur senza dir niente.

11:58  

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