("Si rende la gente ancora piu' stupida se le si mostra la realta' come si pensa che la immagini")
A snobbare Hollywood si rischia molto. Siamo nel periodo oscuro in cui le vetrine di abbigliamento per ragazze affogano i passanti di rosa, periodi come questi non piacciono a nessuno.
Con i film di paura non si riesce a fare piu' paura, gli scrittori di film horror sono tutti invitati a mettere da parte il loro gia' ammaccato orgoglio per inventare il modo di portare lo spettatore all'orlo dell'infarto con fotogrammi subliminali, di smettere di farlo inorridire solo nel momento in cui sta per decidersi di scappare nella toilette, pur sapendo che il callo a certi trucchetti sara' sempre meno sensibile. Dev'essere davvero un brutto mestiere.
La nostalgia di un motivo per abbandonarsi alla fiction senza il pericolo di essere tediati dal proprio e altrui cinismo e' tragicomica come le vetrine rosa e le cinture con i brillanti.
Adesso ci si sente piuttosto antichi e superati a meravigliarsi del fatto che il concetto di ridicolo duri tre mesi dell'anno e non piu' la vita di una persona, e' cosi' difficile.
Anche io ho nostalgia di quando era peggio, di quando classificavo fra i videoclippici tutti i film in cui c'era uno split screen, senza pensarci due volte. Ora io scaldo i pop-corn nel microonde e passo il sabato sera a trovare del tutto piacevoli quei riavvolgimenti di pellicola attribuiti con la forza bruta a Bret Easton Ellis, dovreste provare. Ritorno ad usarlo per necessita', anche, il cinema, se in un impeto di coraggio esco in strada il venerdi' pomeriggio e la quantita' e la qualita' mostruose della folla in via Indipendenza mi fanno battere il cuore finche' a farmi tirare il fiato non ci sono le tende di velluto. Allora ranicchio le ginocchia, e nei titoli di coda di Donnie Darko dico una preghierina a Hollywood, che mi fa dimenticare le cose brutte.
A snobbare Hollywood si rischia molto. Siamo nel periodo oscuro in cui le vetrine di abbigliamento per ragazze affogano i passanti di rosa, periodi come questi non piacciono a nessuno.
Con i film di paura non si riesce a fare piu' paura, gli scrittori di film horror sono tutti invitati a mettere da parte il loro gia' ammaccato orgoglio per inventare il modo di portare lo spettatore all'orlo dell'infarto con fotogrammi subliminali, di smettere di farlo inorridire solo nel momento in cui sta per decidersi di scappare nella toilette, pur sapendo che il callo a certi trucchetti sara' sempre meno sensibile. Dev'essere davvero un brutto mestiere.
La nostalgia di un motivo per abbandonarsi alla fiction senza il pericolo di essere tediati dal proprio e altrui cinismo e' tragicomica come le vetrine rosa e le cinture con i brillanti.
Adesso ci si sente piuttosto antichi e superati a meravigliarsi del fatto che il concetto di ridicolo duri tre mesi dell'anno e non piu' la vita di una persona, e' cosi' difficile.
Anche io ho nostalgia di quando era peggio, di quando classificavo fra i videoclippici tutti i film in cui c'era uno split screen, senza pensarci due volte. Ora io scaldo i pop-corn nel microonde e passo il sabato sera a trovare del tutto piacevoli quei riavvolgimenti di pellicola attribuiti con la forza bruta a Bret Easton Ellis, dovreste provare. Ritorno ad usarlo per necessita', anche, il cinema, se in un impeto di coraggio esco in strada il venerdi' pomeriggio e la quantita' e la qualita' mostruose della folla in via Indipendenza mi fanno battere il cuore finche' a farmi tirare il fiato non ci sono le tende di velluto. Allora ranicchio le ginocchia, e nei titoli di coda di Donnie Darko dico una preghierina a Hollywood, che mi fa dimenticare le cose brutte.