16 dicembre 2006

tu as raison aussi


"Vogliamo fare due chiacchiere, Joseph?"

"Con piacere."

"Mettiamoci pure comodi."

"Non ci sono molte comodità qui."

"Va benissimo così. Io prospero sulle piccole durezze."

"Allora farai addirittura fortuna."

"Non preoccuparti per me. Sei tu che sei a disagio"

"Sì, perchè, sebbeno io sia lietissimo dell' occasione, non riesco del tutto ad identificarti."

"Di nome?"

"Non importa, a ogni modo."

"Non importa, lo so. Ne ho parecchi di nomi."

"Per esempio?"

"Oh... Ma d' altra parte o Tu As Raison Aussi. Io so sempre chi sono, e è questo l' importante."

"Situazione invidiabile."

"Spesso la penso così anch' io."

"Vuoi un' arancia?"

"Oh, grazie, no."

"Su prendila, andiamo."

"Sono diventate così care."

"Te lo chiedo per piacere."

"Oh, quand'è così..."

"Mi sei diventato sempre più simpatico. Mi piacciono i tuoi modi."

"Ne mangeremo metà per uno."

"Molto bene."

"Così ti sono simpatico, Joseph?"

"Sì."

"Molto lusinghiero."

"No, è la pura verità."

"Sei facile a simpatie e antipatie improvvise?"

"Cerco di essere ragionevole."

"Lo so che cerchi di esserlo."

"E' un' errore?"

"Comprendere?".

"Vorresti che preferissi essere irrazionale?"

"Non voglio nulla; suggerisco..."

"Sentimento?"

"Ne hai, Joseph."

"Istinti?"

"Hai anche istinti."

"Conosco l' argomento. Vedo dove vuoi arrivare."

"Dove?"

"A questo: che il potere dell' uomo è troppo piccolo per porsi contro l'irresolvibile. La nostra natura, la natura della mente, è debole e si può contare soltanto sul cuore."

"Quanta fretta hai, Joseph. Non ho detto questo."

"Ma questa dev' esser stata la tua intenzione. La ragione deve vincere se stessa. Se no, perchè ci verrebbe data la ragione? Per scoprire i vantaggi dell' irrazionale? Non convince."

"Tu mi stai intentando un processo. Meriti che ci si congratuli teco per le tue conclusioni, ma queste non riguardano il punto su cui stiamo discutendo. Comunque, hai passato brutti momenti."

"Li sto passando anche adesso."

"Certo."

"E continuerò a passarli."

"Naturalmente. Devi essere preparato."

"Lo sono. Lo sono."

"E' intelligente da parte tua aspettarti tanto poco."

"Ma è triste, devi ammetterlo."

"Si tratta di sapere quanto si deve chiedere."

"Quanto si deve chiedere?"

"Parlo della felicità."

"E io della richiesta di essere umani. Non siamo peggiori degli altri."

"Quali altri?."

"Quelli che hanno dimostrato la possibilità di essere umani."

"Ah, in passato."

"Senti, Tu As Raison Aussi. Noi stiamo maltrattando un po' troppo il presente, non ti sembra?"

"Non si può dire che tu ne vada pazzo."

"Pazzo! Che parola!"

"Alienato, allora."

"Anche questa parola non va."

"E' popolare."

"Si parla enormemente di alienazione e alienati. E' una scusa sciocca."

"Proprio?"

"Si può divorziare dalla propria moglie, o abbandonare il proprio bambino, ma che si può fare nei riguardi di noi stessi?"

"Non puoi bandire il mondo per decreto, se il mondo è dentro di te. Non è così, Joseph?"

"Come potresti? Hai frequentato le sue scuola, visto i suoi film, ascoltato le sue trasmissioni radiofoniche, letto le sue riviste. Che cosa succede se ti dichiari alienato, se dici di respingere il sogno hollywoodiano, l' opera offerta del celebre sapone X, il romanzo giallo a buon mercato? Lo stesso rigetto ti incrimina."

"Puoi dire però ch'è tua volontà dimenticare queste cose."

"Il mondo ti segue ovunque vada. Ti regala una rivoltella o una macchina utensile, ti isola in questo o quel senso, ti porta notizie risonanti di sconfitte o vittorie, ti spinge avanti e indietro, mutila i tuoi diritti, riduce il tuo avvenire, è goffo o abile, opprimente, traditore, assassino, sgualdrinesco, nero, venale, inaspettatamente ingenuo o ridicolo. Qualunque cosa tu faccia, non puoi tenerlo da parte."

"E allora?"

"Lo sbaglio può essere in noi, in me. L' incapacità di vedere."

"Non chiedo forse troppo a te stesso?"

"Faccio molto sul serio."

"Dove posso mettere questi semi?"

"Oh, scusami, li tenevi in mano? Qui, in questo portacenere. Stammi a sentire: è troppo facile abiurarlo o detestarlo. Troppo meschino. Troppo vile."

"Se tu potessi vedere, che cosa credi che vedresti?"

"Non so bene. Forse che noi siamo i figli idioti degli angeli."

"Ora ti stai soltanto divertendo, Joseph."

"Benissimo, vedrei dove sono andate a finire quelle capacità a cui dovemmo un tempo la nostra grandezza."

(...)

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