19 maggio 2006

L' idea di città

Leggere Rykwert mi da molto conforto. E in genere ringrazio chi si spende a costruire cunicoli all' occasione, per giungere al passato, e tornare indietro, piuttosto che scivolare in carrozza sulle strade granitiche della Storia. Per occuparsi del grado di intimità fra le città e il retro della nostra mente sembra esser necessario passare per sentieri tranquilli; e non solamente fuori dalle mura, e nelle colline circostanti per guardare la valle urbana dall' alto. In quel caso solo si tratterebbe di un punto di vista diverso, come ce ne sono già tanti, non scoprono nulla (e nelle città non c'è nulla di non visto, di mai visto). Occorre, sembra, ripercorrerne il senso da attimo prima dell' inizio: una zuffa tra fratelli, già scritta e necessaria. Sembra proprio che abbia tracciato quella riga per saltarci sopra; dentro, fuori, dentro. Vince quello più veloce a stabilire le prime regole del gioco e ad uscire così dalla stasi della simmetria (due gemelli identici). Romolo vince facendo un cerchio che non si può non oltrepassare, soprattutto se si è cresciuti a latte selvatico. Dopodichè le decisioni vengono prese osservando gli stormi di avvoltoi sul colle Palatino, e gli intestini delle capre, c'è qualcosa, forse, che è cambiato?

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