27 gennaio 2006



La tecnologia è finita col non addicercisi più. Fosse per me decreterei superata la soglia, che lo sia o meno. Uno degli errori, o passaggi sbadati per esser più precisi (perchè quando si dice errore si intende di solito una conseguenza di qualche approssimazione grossolana), è il procedere come se l' essere umano ideale, al quale si deve semplificare la vita, sia un x-man normalizzato. Anche se qualcuno mi facesse notare che in effetti è noto e pubblico sia così, e che va bene, continuerei, presumo, ingenuamente, a trovare in tutto questo passaggi oscuri. Non è di per sè ridondante migliorare un essere che già è perfetto, o per lo meno già migliorato al punto da considerarlo prototipo ideale standard? Senza considerare il fatto, poi, che non esiste. Ossia: l' aquirente ideale è qualcuno con un iper-vista tale da poter godersi un film in uno schermo di 3x2 centimetri, e poter usare un e-book senza ammalarsi. E sembra che chi in pratica di questi usufruisce, faccia acquisti in un ipermercato appartenente ad un futuro lontano, pur sapendo che non son cose per lui, più per feticismo che per prevenzione. Sono souvenir dal futuro, ma un futuro che grazie a questi non ci sarà mai (a convincer tutti che prima o poi servirà, al momento in cui sarebbe dovuto servire sarà già superato). I mercatini di modernariato, di lampade di oro finto scrostato (anacronistico non più della patina bianca o argento che ricopre la tecnologia), di cimeli bellici, sono la stessa cosa. Ed il fatto che qualcuno nel dover render conto ad una nostalgia del futuro provi vertigine da caos, è semplice conseguenza di una rappresentazione grafica poco efficiente del flusso del tempo. L' usarne una vecchia di un migliaio di anni, e forse già nata poco consona da una specie di caso, scatena processi che finiscono per arrivarci in tasca, nei cassetti, in tv. Ho poca voglia di leggere scritti in merito, me lo mostrano i vicini, che invece di sciogliere i misteri del loro poter-vivere-in-quiete, li sovrastano, ci buttano sopra una moquette digitale, pelosissima e uniforme. Anche la teledipendenza sembra che si diradi, come se il suo basso grado di approssimazione la rendesse già antica. E' una cosa davvero originale, ma ben lungi dallo scomparire, perchè tutto non può che essere tollerabile. Tutto è tollerabile, ovviamente, in quanto tutto è catalogabile, istantaneamente e in maniera ufficiale (altra invidia di un futuro in cui sarà un crimine non farlo). E con tutto ciò?
Sulla tv inglese c'è uno show appassionante: 7up. E' un montaggio di interviste fatte a dalle persone nell' arco della loro vita, a partire dai sette anni fino ai quarantanove, ogni sette anni. L' aspetto più notevole è il gap che circonda la terza intervista. Dopo aver condiviso gioia tenue e cauta incoscienza a quattordici anni, e prima inorgoglirsi di ottimismo rassegnato a ventotto, i ventunenni sguazzano nella loro bella opportunità di render pubblica la loro cupa visione del mondo. Siamo talmente sbiaditi da esser uguali nel tempo e nello spazio.

3 Commenti:

Anonymous Anonimo dice...

col tempo si impara a cogliere ogni minima sfumatura, anche nello sbiadito

16:05  
Anonymous Anonimo dice...

l'affermazione potrebbe nutrirsi della considerazione che l'apice dello svilimento della tecnologia si raggiunge impegnandosi a capirne forma, contenuto, azioni...approssimandola pericolosamente a Cosa Viva (e rendendola una necessità quando invece non è che accessoria)

(sono sfinita dal superfluo)

16:48  
Anonymous Anonimo dice...

c'è chi dice non è vero che è accessoria, in quanto componente di come l'uomo attuale ragiona e sente le sue cose. parte del processo cognitivo tanto quanto la forma è parte del contenuto. "the medium is the message", un fatto molto sensato.
www.marshallmcluhan.com/main.html

18:22  

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