02 luglio 2005



Ho finalmente imparato a vedere i film senza audio. Un consiglio a chi vuole fare i film: guardate i film senza audio, uno a chi vuole vedere come sono belli i film: guardate i film senza audio. Il ritmo e' quello che li fa belli o brutti. A vedere come si muovono le cose e cambiano le scene rispetto al vostro metronomo o al vostro vinile di Tago Mago escono le cose che il regista pensava di notte, spesso l' unico merito che si merita.



Molto tempo prima invece ero nel cortile degli Agostiniani per vedere Medea, accorgendomi con disappunto che i due pianoforti elettrici presagivano tutt' altro sullo schermo e che la varieta' delle mie giornate non permette di avere un chiaro riferimento utile per capire a che punto siamo del mese e verificando che la mia scarsa decina di compagni di visione era tutta seriamente consapevole di essere sul punto di iniziare a vedere invece un film del millenovecentoquattordici, nella versione colorata del millenovecentoventiquattro, accompagnata nelle musiche originali dallo stoico pianista che durante l' anno stanzia nell' albergo della citta' del paese ove ci sia la rassegna di film per motivi tecnici senza audio, a sua volta accompagnato da una signorina che per sua enorme sventura e inspiegabile dovere filtrava i suoi accordi di pianola con il suono dell' organo elettrico, il quale per la durata delle due ore abbondanti abbiamo cercato di spegnere tramite psicocinesi. Pero' questa colonna sonora originale che suonava tremendamente inappropriata e' finita ad un certo punto col doppiare il tenero effetto di ridicolo della scena in cui la folla pagana esce correndo dal tempo futurista.
Insieme pero' ci sono quelle scene, su tutte l' etna che esplode e i cittadini illuminati di rosso che corrono sul sentiero, che tali e quali sono rimaste per essere incollate nelle pellicole del secolo dopo e che per la prima volta si riescono a trovare spaventose e commoventi visto che sono impedite nel citazionismo dall' essere quelle primitive. Chissa' quanto bisogna aspettare perche' ricapiti ancora un po' di poetica originaria. Pastrone incauto ed egoista, che da allora montare la macchina da presa su una rotaia oltre ad indifferente puo' solo essere odioso.

2 Commenti:

Anonymous Anonimo dice...

mi spiace ma "l'unico" merito che molto spesso si merita un regista รจ semplicemente la creazione di quello che tu vedi. Una sua fantasia reale o immaginaria su come dovrebbe andare il mondo.

19:35  
Blogger A.G. dice...

Quello che io vedo e' merito del direttore della fotografia, la fantasia su come dovrebbe andare il mondo e' merito dello sceneggiatore.

08:35  

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