Ho scattato una quantita' di foto esagerata dalla stanza in cui sto ora. La maggior parte sono una schifezza, anche se il fotografo che sta proprio qui sotto ha la sua parte di colpa, lui e la sua macchinetta che non puo non correggere i colori. Il sole che illumina i mattoni del Sacro Cuore allora deve per forza essere tenuto a mente, perche' a piantarsi su un bel dagherrotipo non ci vuole proprio pensare. Prendiamola come scusa per giustificare la quantita' altrettanto esagerata di quarti d'ora che passo alla finestra a guardare chi entra in chiesa e chi compra le arance beneficienza appena fuori dal portone. Ho fatto delle riprese anche, e' vero, non posso farne a meno, e' la prima volta che abito su una strada sulla quale passa continuamente un sacco di gente. Ho fissato la telecamera che ha registrato sessanta minuti di pedoni.
E' che una delle cose che mi piace e' pensare di stare al cinema, trovare una certa continuita' con le riprese scorsesiane che ho visto il giorno prima, che scendono dall'alto e fanno una parabola. Ho sempre notato una generale tendenza a sottovalutare l'ingrediente che da solo rende cinema la realta' (come potrebbe fare solo, forse, la fotografia), in un batter d'occhio, cioe' la musica. A Rimini, in centro, c'e' una strada con la musica, cose piacevoli per tutti, la miglior strategia commerciale che porta il pedone a brodway, dove i soldi che spende non importano poi tanto, non sono reali. C'e' della musica portata naturalmente a non essere fine a se' stessa, anche se non e' mai stata scritta allo scopo di essere supporto per immagini in movimento. Tant'e' che spesso queste sono pescate in secoli addietro, non a caso quando il cinema al massimo una lanterna magica. Facciamo un esempio.
C'e' un trio di Schubert che, ogni volta che lo ascolto, genera una battaglia fra le tre scene che combattono nella mia testa per farne da principale sottofondo. La prima e' tutto quello che si vedeva dalla finestra del filobus dieci anni fa almeno, in ottobre, il lungomare piu' desolato d'italia, semplicemente perche' ho unito le due cose per un certo numero di settimane. Poi Redmond Barry a cavallo e poi Isabelle Huppert che si infila in un porn shop.
A confermare l'inconsueto abuso di questo trio Google mi informa della sua presenza nella colonna sonora del vampiresco The Hunger (che forse il pubblico italiano ricorda meglio come "Miriam si sveglia a mezzanotte" brrr) assieme ai Bauhaus, e in quella di un' improbabile serie manga che si intitola Princess Nine, di cui non so nulla.
E' talmente potente e preciso da fare la parte piuttosto impegnativa dell'unico anacronismo di Barry Lyndon, mi pare, oltretutto in un arrangiamento che lo rende ancora piu' futuro. Ora e' tanto inflazionato e consumato da non potersi piu' usare, ma scommetto che c'e' ancora qualcuno che sogna di farci un film attorno, o di legittimare quello che inevitabilmente gli si produce in testa ogni volta che l'ascolta. Ma come sottofondo al traffico che sfreccia davanti al Sacro Cuore, l'andante del trio dell'opera 100 di Schubert fa proprio a pugni, ci vuole qualcosa di completamente diverso.
E' che una delle cose che mi piace e' pensare di stare al cinema, trovare una certa continuita' con le riprese scorsesiane che ho visto il giorno prima, che scendono dall'alto e fanno una parabola. Ho sempre notato una generale tendenza a sottovalutare l'ingrediente che da solo rende cinema la realta' (come potrebbe fare solo, forse, la fotografia), in un batter d'occhio, cioe' la musica. A Rimini, in centro, c'e' una strada con la musica, cose piacevoli per tutti, la miglior strategia commerciale che porta il pedone a brodway, dove i soldi che spende non importano poi tanto, non sono reali. C'e' della musica portata naturalmente a non essere fine a se' stessa, anche se non e' mai stata scritta allo scopo di essere supporto per immagini in movimento. Tant'e' che spesso queste sono pescate in secoli addietro, non a caso quando il cinema al massimo una lanterna magica. Facciamo un esempio.
C'e' un trio di Schubert che, ogni volta che lo ascolto, genera una battaglia fra le tre scene che combattono nella mia testa per farne da principale sottofondo. La prima e' tutto quello che si vedeva dalla finestra del filobus dieci anni fa almeno, in ottobre, il lungomare piu' desolato d'italia, semplicemente perche' ho unito le due cose per un certo numero di settimane. Poi Redmond Barry a cavallo e poi Isabelle Huppert che si infila in un porn shop.
A confermare l'inconsueto abuso di questo trio Google mi informa della sua presenza nella colonna sonora del vampiresco The Hunger (che forse il pubblico italiano ricorda meglio come "Miriam si sveglia a mezzanotte" brrr) assieme ai Bauhaus, e in quella di un' improbabile serie manga che si intitola Princess Nine, di cui non so nulla.
E' talmente potente e preciso da fare la parte piuttosto impegnativa dell'unico anacronismo di Barry Lyndon, mi pare, oltretutto in un arrangiamento che lo rende ancora piu' futuro. Ora e' tanto inflazionato e consumato da non potersi piu' usare, ma scommetto che c'e' ancora qualcuno che sogna di farci un film attorno, o di legittimare quello che inevitabilmente gli si produce in testa ogni volta che l'ascolta. Ma come sottofondo al traffico che sfreccia davanti al Sacro Cuore, l'andante del trio dell'opera 100 di Schubert fa proprio a pugni, ci vuole qualcosa di completamente diverso.
3 Commenti:
Sei anche andata a vedere "Ray", lì sotto casa tua?
Cru
ancora no, Cru, pero' sono curiosa di vedere che razza di cinema e' quello
Ray non lo fanno più. Ma di solito il mercoledì espongono la locandina del prossimo film. Cinema parrocchiale: gelido d'inverno, senza bar, sala piccina -e schermo pure. Frequentazione solitamente femminile, età avanzata. Coppie di mezz'età. Ma film ben scelti, quasi una garanzia. Se vai, dedica qualche minuto all'ineffabile strappabiglietti.
Cru.
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