08 ottobre 2004

(se si pensa che si stia tranquilli a far nulla)
La vita e' difficile anche per noi; si conti, per esempio, tutto lo spazio occupato dalle intenzioni sospese, il disagio che suscita l'osservare la gioia del compimento da parte degli altri e al trovare troppo magra come consolazione il loro conseguente horror vacui.
O magari si prenda questo come prova del fatto che le opere migliori saranno sempre e comunque inaccessibili (l'istinto di iniziare cose nel maggior numero possibile associato al completo disinteresse nel finirle e' segretamente diffuso per ovvie ragioni, l'autore pigro poi trova un modo per considerare l'incompletezza la ciliegia sulla torta della coerenza del suo prodotto sacrificando uno dei presupposti necessari per diffonderlo) al pubblico se non anche all'autore stesso, come le pellicole di lisbon story (quindi i romanzi incompiuti sono un genere letterario, non lasciamoci ingannare).
E a pensare questo si riesce a stare tranquilli? Si pensi alla scomodita' di non provare noia a fissare il muro o il soffitto per un tempo lungo e dilatato, e dell'essere interrotti da qualcuno che intima di usare lo stesso tempo per, che so, imparare a guidare la macchina.
Che poi guidare alla macchina non si addice a chi ama far nulla, andare a piedi da un posto all'altro e' un alibi prezioso a cui nessun irresponsabile vorrebbe rinunciare. (Giustissimo)
Volevo solo dire che Varieties of religious experience non solo non infastidisce come temevo ma si presta bene ai repeat all come tutto il resto (questi giorni sono tutti un'attesa di venerdi' quindici).


Powered by Blogger