(ooh no, all right, oh yeah)
Per fortuna che esistono i chiodi da piantare, i canali della tv da sistemare. Per fortuna che esiste anche un modo scemo di suonare la chitarra, altrimenti mi dimenticherei, ogni tanto, di vivere in un mondo che alla fine, alla fine e' abbastanza analogico. Di colpa, ammetto, di prendermene non piu' della meta', quello che basta per una responsabilita' rappresentativa e un po' di piu'. E a dirlo, forse, nemmeno lo saprei di cosa e' la colpa se la vita nelle citta' del nostro pianeta sta cominciando ad avere un aspetto piuttosto finto. Ogni ipotesi e' azzardata, ne faccio a milioni di notte, ma mi guardo bene dallo scriverle. Ma probabilmente e' anche gia' passata l'epoca in cui una tela, che so, di Hopper era decisamente piu' credibile di un articolo sul Guardian, e sono nel pieno di un revival, di quelli che vengono fuori autonomamente se non si ha nulla da fare.
In questo modo sembra una malattia, e' che non ci siamo ancora abituati all'inevitabilita' della nostalgia, per questo lo scrivo in quel modo. Qualcuno, a pensarci le eccezioni sono talmente tante da essere intrascurabili, pero' se ne e' accorto davvero, i pionieri ci mettono poco a trovare le cose e a costruirci sopra il business adatto, come dev'essere. (Questo, devo dirlo, lo penso mentre ascolto i !!!, che trovo un esempio dell'enorme divario che puo' esistere fra perfetta armonia del complesso e inutile banalita' di ogni sua parte, e' davvero una buona ragione di esistere direi). Superato ogni possibile post-, posso dirlo anche io, c'e' una fastidiosa urgenza tangibile di non essere, almeno per un attimo delle formiche impazzite.
Ma per fortuna, soprattutto, che c'e' John McCrea, che con un artificio che a me sara' celato per sempre, riesce ad essere tranquillamente prolifico. Sono esattamente dieci anni e cinque dischi che i Cake riescono a non sbagliare nulla e a dare l'impressione di prendersela comoda. Tanto che per una volta ci si puo' permettere il lusso di ascoltare Pressure Chief solo dopo aver tolto dalla plastica la familiare cover giallina di cui non si puo' non aver fiducia. Insomma, per fortuna.
Per fortuna che esistono i chiodi da piantare, i canali della tv da sistemare. Per fortuna che esiste anche un modo scemo di suonare la chitarra, altrimenti mi dimenticherei, ogni tanto, di vivere in un mondo che alla fine, alla fine e' abbastanza analogico. Di colpa, ammetto, di prendermene non piu' della meta', quello che basta per una responsabilita' rappresentativa e un po' di piu'. E a dirlo, forse, nemmeno lo saprei di cosa e' la colpa se la vita nelle citta' del nostro pianeta sta cominciando ad avere un aspetto piuttosto finto. Ogni ipotesi e' azzardata, ne faccio a milioni di notte, ma mi guardo bene dallo scriverle. Ma probabilmente e' anche gia' passata l'epoca in cui una tela, che so, di Hopper era decisamente piu' credibile di un articolo sul Guardian, e sono nel pieno di un revival, di quelli che vengono fuori autonomamente se non si ha nulla da fare.
In questo modo sembra una malattia, e' che non ci siamo ancora abituati all'inevitabilita' della nostalgia, per questo lo scrivo in quel modo. Qualcuno, a pensarci le eccezioni sono talmente tante da essere intrascurabili, pero' se ne e' accorto davvero, i pionieri ci mettono poco a trovare le cose e a costruirci sopra il business adatto, come dev'essere. (Questo, devo dirlo, lo penso mentre ascolto i !!!, che trovo un esempio dell'enorme divario che puo' esistere fra perfetta armonia del complesso e inutile banalita' di ogni sua parte, e' davvero una buona ragione di esistere direi). Superato ogni possibile post-, posso dirlo anche io, c'e' una fastidiosa urgenza tangibile di non essere, almeno per un attimo delle formiche impazzite.
Ma per fortuna, soprattutto, che c'e' John McCrea, che con un artificio che a me sara' celato per sempre, riesce ad essere tranquillamente prolifico. Sono esattamente dieci anni e cinque dischi che i Cake riescono a non sbagliare nulla e a dare l'impressione di prendersela comoda. Tanto che per una volta ci si puo' permettere il lusso di ascoltare Pressure Chief solo dopo aver tolto dalla plastica la familiare cover giallina di cui non si puo' non aver fiducia. Insomma, per fortuna.
2 Commenti:
andrò presto a caccia del sottile disco dei torta anche io mi sa...
scip gou tu even gouz gou tu ell!
(è tiz)
bravo tiz, portami a losanna dai dai dai!
(e' goo)
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