25 maggio 2004

("Idioti diavoli danesi". Ovvero come guardare un horror alla settimana, ridendo e rabbrividendo, mangiando zucchine fritte e dormire comunque bene la notte)

Forse ancora qualcuno non se ne è accorto. Una delle nuove ghezzi-serie del lunedì è The Kingdom II, di sicuro qualcosa che fa ritornare nel cuore l'amore per gli esseri umani.
Decretato dalle statistiche mio più frequente motivo di cieco entusiasmo, Lars ha continuato l'opera sotto i sensi di colpa per aver reso ansiolitici i più accaniti fan del Regno.
L'ospedale orgoglio della Danimarca continua ad autofagocitarsi con tutti i custodi, i primari e i pazienti (la parte più sana del tutto, assieme ai lavapiatti) ad attorcigliarsi in sè stesso in modo da diventare lui stesso mostruoso. Lo spaventoso non viene dai lattanti deformi e affetti da gigantismo, dalle morti emorragiche per opera di demoni o dai medici talmente ossessionati dai tumori tanto da rendere il proprio corpo vivaio per fare crescere un sarcoma epatico. Il terrificante, e si può intuire da subito, è che ogni fatto risponde ad una logica precisa tanto quanto ogni avvenimento è una conseguenza diretta. C'è tutto l'ordine inevitabile che di solito non vedo dall'altra parte dello schermo. La coerenza che comprende le ossessioni nella realtà mascherate e nascoste, fatte crescere sotto terra in modo da far sì che siano fastidi solo per chi vivrà a secoli di distanza, è tutta resa esplicita e l'umorismo viscerale nasce da questo.
Di solito ridiamo come pazzi a vedere simulazioni di una realtà in cui la logica aritmetica non ha eccezioni nemmeno nella pratica.
Potrebbe sembrare amore per l'effetto ancora non sbiadito dello straniamento in arte quello che invece è una reazione infastidita quanto basta ad un fatto che, seppur non di routine, è del tutto possibile e comprensibile se si considerano le premesse.

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