26 maggio 2005



Mi trovo sul treno e il treno sfreccia, non appena rientro trovo la rete e riporto quel che ho scritto. Non ci vedo per nulla del male nel parlare solo per amore dei suoni ma, a volte, e' conveniente fare presente che si parla esclusivamente per amore dei suoni. Altre volte ancora e' indispensabile, ma dipende, sostanzialmente, da quello che si vuol fare. Quando si scrive, e si scrive per diffondere cio' che si e' scritto, il rischio maggior e' di esser fraintesi; e' una possibilita' che accorre inevitabilmente. Molti credono di trovare la bellezza di un libro a partire da chi l' ha scritto, ma c'e' anche chi la cerca a partire da chi l' ha letto (molti anche loro). La prima opzione e' alla lunga impossibile, e la seconda un po' disonesta. Ed e' cosi' perche' non esistono libri belli, ma solo libri utili in un certo momento. Il successo si misura in base all' utilita' in un certo periodo. Leggendo Le bleu du ciel ieri mattina e' stato bello, mi e' sembrato fantastico, ma come al solito non me la sono sentita di fare i complimenti a Bataille, e' solo questione di fortuna direi. Fare qualcosa senza pensarci troppo e poi notare mentre si ozia che la cosa che si e' fatta coincide con altre cose proprio in quel momento, o che scivola a coincidere con qualcosa che succede anni dopo; in questo l' abilita' c'entra poco. C' entra l'avere qualcosa in comune con i propri simili e con quelli ai quali ci si rivolge, ma spesso e' una considerazione automatica o inconsapevole. Mi rimane comunque il terrore di aver frainteso, piu' che altro nei casi nei quali mi sembra mostruoso e poco degno mettere del mio. Il peggio e' il non poter sapere se quello che mi e' piaciuto, o che mi ha infastidito, e' frutto del lavoro mio o del tizio in copertina.

17 maggio 2005



Il mio nuovo gioco e' nemico della pazienza, inoltre contribuisce a rendere ancora piu' inconsistenti i miei pomeriggi. Un ulteriore problema e' che i coinquilini stanno cominciando a diventare sordi e sospettosi. Per quanto riguarda la mia coclea e' gia' andata ma posso riconoscere le frequenze tenendo le dita sullo speaker. Ma quello che rende questo fantastico strumento totalmente incompatibile con la sanita' della mentale di chi tenta di controllarlo e' che funziona alla perfezione solo se nel giro di tre mentri non ci sono ulteriori oggetti che interferiscono con i campi magnetici, e soprattutto se intorno e' tutto immobile.
Dopo aver capito che era psicologicamente insostenibile tentare di regolare le valvole con un cacciavite metallico, ne ho ritagliato uno da una scheda telefonica e le cose sono andate un po' meglio. Riesco perfino a suonare The Model, o qualcosa di simile, ma solo se sono in corridoio, non alzo l'antenna, non tocco la pila e non muovo i piedi dalla posizione iniziale. Ora capisco l'espressione da grazia divina che ha sempre Clara Rockmore nelle foto.

10 maggio 2005

Nei momenti in cui si riesce ad osservare per un istante lo stato generale delle cose nel mondo, io mi trovo ogni volta a sorprendermi del segno piu' evidente del ritorno alla preistoria, cioe' l'attaccamento morboso di tutto il mondo alla musica pop. A pensarci e' sconvolgente. Almeno il 90% della musica suonata ai nostri tempi e' musica pop (il progresso della letteratura e' quasi parallelo, ma e' molto meno affidabile come cartina tornasole, visto che si puo' ben decidere di farne a meno). E' meglio dire, siccome non ci sono termini adatti, che non intendo musica da intrattenimento, ma tradizionalmente priva evoluzioni significative e di evasioni da uno schema fisso, che e' di base quello che vende e continua a vendere (non e' cambiato nulla dai Elvis agli Arcade Fire). A dirlo, so, non fa poi cosi' paura, sembra tutto piuttosto ovvio.
Ma finisce di essere ovvio se si prende per intero la vita della musica, che e' lunga come quella dell'uomo. Ma non serve, basta un secolo, anzi un po' di piu', con due e' gia' tutto piu' chiaro. Ai tempi di Mozart il quasi totale della musica eseguita poteva considerarsi avanguardia, o almeno "musica nuova".
Secondo Stockhausen, il nemico della buonanotte auricolare, in una societa' spiritualmente progredita la percentuale di "musica nuova" prodotta dovrebbe essere almeno del 75%.



Una volta io pensavo che gli Autechre fossero Mozart, un'idiozia che puo' ben pensare chi e' impegnato ad escludere il mondo esterno dal proprio processo di crescita. Ma d'altronde le dimensioni del fenomeno che sostituisce la qualita'o la novita' con l'aderenza all'hype (o l'abilita' nel crearne una) e' decisamente sottovalutato o forse, un po' sembra, c'e' una sorta di comune accordo nel non menzionarle.
Ora non mi viene in mente qualcosa che ne sfugga, e in effetti questo promette bene. La bedroom music, la fine degli studi di registrazione e delle label sembrano solo un passaggio verso una ideale produzione che rende il pubblico sempre piu' selezionato e ristretto, fino a coincidere con l'artista, finalmente libero come vorrebbe. Pensando ancora un puo' a cosa potrebbe "sfuggirne" mi era tornato in mente Phil Niblock a Netmage, durante la sua performance l'80% della platea era sprofondata nel sonno; giusto per confermare la necessita' del non possedere un pubblico (assieme a quella di avere dei paganti, ma questa e' una raro caso di conciliazione).
Le solite disastrose conseguenze della pigrizia. Io non so perche' sia cosi', finisco di pensarci.
[a Carlo Minucci il merito di aver sparato flash negli occhi di Sean Booth e Rob Brown per tre quarti d'ora, impedendo loro la orribile visione del pubblico danzante nel nuovo cementoso tempio dei suoni sintetici].

04 maggio 2005

A me l'America non e' sembrata avere un aspetto degno da centro dell'universo. O nei momenti in cui m'e' sembrato ho pensato che era un peccato; perche' tutte quelle miglia di vegetazione amena mi sembravano di un continente destinato tutt'al piu' ai safari, che bello, alla proliferazione di specie animali e vegetali che sfuggono come fulmini alle categorie tassonomiche.
Gli U.S. mi risultano gia' ostili poco prima di varcare il confine, che sorpasso con un sospiro pesante cinquanta ore di veglia dopo aver perso tutti i miei sali minerali nella "sala degli interrogatori" dell'aeroporto. Nel mio cervello squagliato allora non esitano a venir fuori cose per cui posso rispondere solo con "ma allora era vero". Alla breve fila dei passaporti europei sento qualcosa di poco attendibile che potrebbe assomigliare alla sensazione del genitore di cui il figlio dispotico si vergogna, ma si sente obbligato ad ospitare e a riverire di quando in quando ("ti troverai bene vedrai, se fai quello che ti dico").
Ma dopo una notte di profondo sonno artificialmente indotto cedo ai suggerimenti delle palme e delle papaye ed improvvisamento so per certo che non si puo' sprecare piu' di un giorno in brutti pensieri nella terra delle meraviglie (a.k.a. California).
In una passeggiata fra le frasche di Berkeley scrivo una canzone che si chiama "i'm fond of Amoeba stores" ma me la dimentico insieme ad altri pensieri del momento che ora risentono della mancanza del contesto. Cio' che sopravvive, ossia la voglia di dormire fra le otto di mattina e le due del pomeriggio, sembra scemo quasi quanto la candida mancanza di ironia dei miei coetanei del pacifico nel parere del nostro insopportabile cinismo.

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